La mia lotta per la libertà by Yeonmi Park

La mia lotta per la libertà by Yeonmi Park

autore:Yeonmi Park [Park, Yeonmi]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Autobiografia
ISBN: 9788858772218
editore: Bompiani
pubblicato: 2015-10-07T22:00:00+00:00


13.

UN PATTO CON IL DIAVOLO

Mia madre se ne era andata da soli tre giorni quando Zhifang provò a violentarmi.

Nel suo appartamento c’erano due stanze da letto separate da un corridoio. Io dormivo per conto mio dall’altra parte del corridoio rispetto a Zhifang e Young Sun, quando lui al buio si infilò nel mio letto. Odorava di alcol e, nell’afferrarmi, sentii le sue mani ruvide. Ero così scioccata che cominciai a scalciare e a tentare di liberarmi dalla sua morsa.

“Zitta,” sussurrò lui, “o la svegli!”

“Se non mi lasci, mi metto a urlare!” dissi. Così, malvolentieri, mi lasciò da sola e tornò dalla sua ragazza dormiente.

Un paio di giorni dopo ci riprovò. Questa volta aveva dato a Young Sun un sacco di alcol fino a quando lei era collassata ubriaca e poi era entrato nella mia stanza nel cuore della notte. Di nuovo provai cacciarlo, gridando e mordendolo. Pensavo che l’unico modo per salvarmi fosse di comportarmi come una pazza. Ero talmente fuori di me che avrebbe dovuto picchiarmi forte, o addirittura uccidermi, per portare a termine la sua missione: a quel punto non avrei avuto più alcun “valore”, per cui vi rinunciò.

“D’accordo,” disse, “ma non puoi restare in questa casa. Ti venderò a un contadino.”

“Va bene,” ribattei, “allora vendimi.”

Qualche giorno dopo, venne l’uomo che aveva comprato e rivenduto mia madre e mi portò via.

Hongwei non era il suo vero nome, ma tanto mentiva su tutto. Mi disse di avere ventisei anni, mentre in realtà ne aveva trentadue. Non sapeva la mia vera età perché quel ciccione di Zhifang gli aveva detto che avevo sedici anni. Nessuno diceva la verità.

Stavo cercando di imparare il cinese, ma capivo molto poco; Hongwei poteva comunicare con me solo a gesti. Mi portò in un ristorante cinese per fare colazione prima del nostro lungo viaggio. Ero così terrorizzata che mi tremavano le mani: ogni intermediario che avevo conosciuto in Cina voleva violentarmi e immaginavo che per lui non fosse diverso. Hongwei continuava a farmi segno di mangiare, ma non ci riuscivo. Sebbene fossi ancora magrissima e malnutrita, avevo perso l’appetito. Il cibo era stata la ragione che mi aveva spinto in Cina, ora il solo pensiero mi dava la nausea.

Prendemmo una serie di pullman per arrivare nella zona di Hongwei, che si estendeva dall’antica città di Chaoyang al movimentato porto di Jinzhou. I bus facevano un mucchio di soste, e durante una di queste salì a bordo un venditore di gelati. Hongwei me ne comprò uno. Non mangiavo da parecchio tempo, ma mi tornò subito l’appetito: era incredibile quanto fosse buono; lo divorai tutto e continuai ad assaporarlo nel mio pensiero anche dopo averlo finito.

Quella notte dormimmo in una pensione in una cittadina fuori da Jinzhou. Quando arrivammo lì in serata, ero di nuovo troppo arrabbiata per mangiare, così Hongwei mi portò in un minimarket a comprare qualcosa. Immaginavo volesse farmi prendere ciò di cui avevo bisogno, ma non avevo mai visto tanti articoli lussuosi e finii col dirgli che non mi serviva niente. Ci pensò lui e selezionò un po’ di cose al posto mio.



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